Teatro

SILVESTRO LEGA - i Macchiaioli e il Quattrocento

SILVESTRO LEGA - i Macchiaioli e il Quattrocento

L’esposizione si apre e si chiude con una frase di Telemaco Signorini esplicativa del titolo: il comitato scientifico ha voluto dare un taglio del tutto originale, proponendo un inedito confronto: esemplificativo e convincente l’accostamento tra “La visita” e una predella di Beato Angelico. All’inizio la formazione accademica di Lega, ricevuta da Antonio Ciseri: il purismo del disegno di quest’ultimo (“La famiglia Bianchini” e “Studio per Il martirio dei fratelli Maccabei”) fornisce a Lega le basi per un suo linguaggio e un modello di riferimento a valori astratti, formali e di contenuto, senza escludere le attinenze alla realtà naturale e la sintesi fra astrazione e natura (come nelle due lunette “La carestia” e “La peste”). Si ripercorre la vicinanza tra la causa dell’arte e quella italiana, con la militanza politica accanto a quella culturale nella fiducia nel positivismo. La borghesia italiana si era fortemente impegnata per le sorti dell’unità d’Italia, ma poi si era vista mettere da parte nella guida del Paese. La delusione nel vedere gli ideali del Risorgimento trascurati accomuna i Macchiaioli e spinge pittori e patrioti verso un atteggiamento rinunciatario nei confronti della vita attiva, preferendo il ritiro fra i campi alle accese discussioni di arte e politica. Lega condivide e traduce in pittura i valori morali trasmessi dalla campagna e dai suoi abitanti: nei ritratti di contadine e lavandaie conferisce dignità al lavoro e alla fatica quotidiana, senza patetismo o retorica. “Gli sposi novelli”, “La visita alla balia”, “Primo dolore”, “Le bambine che fanno le signore” esprimono un mondo dominato dal calore degli affetti, un mondo trasfigurato da sentimenti umanissimi e sinceri. “Il canto di uno stornello” e “Il pergolato”, tra gli esiti più alti della sua produzione, documentano come la sua pittura maturi dopo tempi lunghi di analisi, rigorosamente calibrata nei rapporti di forma e colore, a cui si accompagnano la chiarezza cromatica, la sobrietà nel rendere gli effetti di luce e la modulazione scientifica dei piani, come nel Quattrocento. Al centro due temi: la dignità dell’arcadico mondo contadino e la figura femminile, che vive in quel microcosmo formato da casa e giardino, in cui si riflettono atteggiamenti e sensibilità di un’intera società, indagata attraverso la rappresentazione dell’animo femminile (tra i tanti, “La lezione” e “Passeggiata in giardino”). Gli anni Settanta vedono un crollo dell’ideologia positivista; Lega vive un’epoca di trasformazioni e dolori personali, ma continua a vedere la donna come sinonimo di stabilità e dolcezza, perno dell’armonia familiare, sullo sfondo della campagna, di certo un paesaggio dell’anima. Però introduce il tema della disillusione delle speranze giovanili, che si scontrano con il matrimonio e le convenzioni sociali. Invece poco significativa la sezione dei ritratti, in cui emerge la superiorità di Lega sugli altri artisti esposti: da non tralasciare quelli dello scultore Rinaldo Carnielo, del piccolo Alfredo Cecchini, di Elisa Guidacci, nei quali affiorano elementi caratteriali. Si esce con profonda nostalgia da questa splendida e imperdibile mostra; un senso di malinconica sospensione affiora da quelle immagini di serenità domestica, apparentemente intramontabile. Un mondo del quale, conoscendo l’instabilità delle cose, la mutevolezza dei sentimenti e la fragilità dell’esistenza, si percepisce la fine. Nel nostro quotidiano, come nelle opere di Silvestro Lega. Forlì, Musei di San Domenico, fino al 24 giugno 2007; da martedì a venerdì dalle 9.30 alle 19.00, sabato, domenica e festivi dalle 9.30 alle 20.00, lunedì chiuso; ingresso euro 9,00; catalogo Silvana Editoriale; infoline 199.199.11; sito internet www.mostrasilvestrolega.it.